Curarsi con l’arte, coltivare memoria a Castelnuovo Cilento. Quattro chiacchiere con Francesco Galzerano

Curarsi con l’arte, coltivare memoria a Castelnuovo Cilento. Quattro chiacchiere con Francesco Galzerano

Torniamo alle atmosfere dell’edizione zero di Bloc Fest, nello specifico torniamo ai suoni funk e ai sapori mediterranei di Bloc Soundsystem, la terza e ultima giornata del festival che ha animato il centro storico di Castelnuovo Cilento.

Qui abbiamo avuto il piacere e l’occasione di incontrare Francesco Galzerano, pronipote dello scultore cilentano Guerino Galzerano, nativo di Castelnuovo e noto per le sue creazioni in ciottoli, ad oggi rimaste intatte e visitabili in loco.

Francesco ci ha concesso di fare una chiacchierata seduti sui gradini della casa, prima opera che Guerino Galzerano ha realizzato alla fine degli anni 70, dopo un periodo di reclusione nel manicomio criminale di Aversa. L’abitazione è stata rilevata da Francesco nel 2017, che ha deciso di ristrutturarla mantenendone però immutati l’anima e il Dna.

C: Ciao Francesco, raccontaci qualcosa di tuo zio: vicissitudini, curiosità, aneddoti che ci introducano alla sua persona e alla sua arte.

F: Vorrei raccontare un aneddoto forte ma sicuramente utile per comprendere la sua storia. Mentre mio zio Guerino lavorava in Germania gli è giunta notizia che la moglie lo tradisse: in quel momento ha perso la ragione e, armatosi di fucili, si è vendicato su due amiche della moglie, uccidendole. Per questo fu arrestato e rinchiuso nel manicomio criminale di Aversa, dove la sua arte iniziò a prendere forma con le prime sculture costruite con piccoli ciottoli di fiume o di mare incastrati tra loro come in un mosaico. Quando è uscito dal manicomio poi, ha deciso di portare la sua arte qui a Castelnuovo Cilento, dove ancora oggi si conservano in tutta la loro magnificenza la casa in via Roma, il giardino sotto la torre medievale del borgo e la tomba monumentale nel cimitero appena fuori le mura.

C: Perché Galzerano ha scelto proprio di utilizzare i ciottoli? 

F: Non saprei di preciso. Vorrei capire chi o cosa l’abbia influenzato. Forse perché  Pioppi, una località sul mare che amava frequentare, era famosa per le spiagge piene di ciottoli.

C: Tu stesso hai definito tuo zio Guerino come  un uomo “controllante e chiuso” agli occhi sia dei suoi compaesani, sia delle persone a lui più vicine. In che modo la sua arte si lega alla sua persona?  

F: Era una persona molto introversa, schiva, arrogante, quasi un reietto della società, da cui non era ben visto. Anche io, da bambino, venivo tenuto a distanza da lui. Sebbene la sua personalità fosse così complessa e a tratti oscura, probabilmente è con la sua arte che ha voluto comunicare e aprirsi: il suo giardino è accogliente, pieno di sedie e tavoli, invita ad entrare; quasi a voler dire “sì è vero son burbero ma son qua, venite!”. Penso che mio zio abbia usato l’arte in maniera terapeutica, come arte salvifica.  Sempre nel giardino c’è un’epigrafe con scritto: “Se distruggono la vostra casa ricostruitela, se bruciano il vostro grano riseminatelo”, a dimostrare proprio la sua forza e la voglia di ricominciare. 

C: Si può pensare che Guerino abbia scelto un materiale, il ciottolo appunto, rude ma anche primitivo nel suo legame con la terra e con l’acqua, per esprimere la volontà di un  ritorno allo  stato primordiale della vita?  

F: Sì, lui è stato proprio ribattezzato l’architetto contadino: nel giardino sotto la torre ha rappresentato attrezzi tipici di una realtà rurale. C’è anche una ricerca dell’essenza delle cose, intesa come genuinità, un valore arrivato fino a me.

C: Riprendiamo il monito lasciatoci in eredità dall’artista : “Se distruggono la vostra casa ricostruitela, se bruciano il vostro grano riseminatelo”. Cosa voleva dire Guerino ai suoi compaesani e ai posteri?

F: Sono certo che questo sia un messaggio di rinascita: se tu cadi sappi che troverai la forza di rialzarti. Un bellissimo esempio da lasciare, un esempio di sapersi adattare.

C: Alla luce della sua specifica scelta artistica e del messaggio che questa porta con sé, possiamo definire Guerino Galzerano un’ avanguardista? 

F: Assolutamente si! La sua tomba conservata presso il cimitero credo ne sia l’esempio migliore, oltre ad essere la sua opera più bella. Anche sulla tomba è presente un’iscrizione, che recita: “ Dove tu sei io ero, dove io sono tu sarai. Ricorda qua finisce la legge degli uomini qui inizia quella di Dio”.
Nella tomba si è esprime al meglio quel nesso che l’uomo cerca di trovare con il cielo, la sua  spiritualità e la sua vocazione; c’è una fortissima introspezione in quest’opera.